Come parlare ai bambini e ai ragazzi della morte

Come parlare ai bambini e ai ragazzi della morte

PARLARE AI BAMBINI E AI RAGAZZI DELLA MORTE DI UN FAMILIARE

Quando muore una persona cara, il modo più adeguato per informare bambini e ragazzi è attraverso una comunicazione semplice, chiara, e onesta. Ė importante che l’adulto trasmetta un atteggiamento disponibile all’ascolto e al confronto e, in base all’ età dell’interlocutore, provi a rispondere alle loro domande e ai loro dubbi rassicurandoli sulle paure e le angosce che, inevitabilmente, la morte porta con sé, nel rispetto dei loro tempi e della loro capacità di espressione. Con i bambini, in particolare, potrebbe essere necessario ripetere più volte le stesse informazioni e considerazioni, e assicurarsi che siano ben comprese.

Ad esempio, un babbo potrebbe dire qualcosa come:

Ricordi che ti avevo detto che la mamma era malata, tanto malata che i medici non potevano fare niente per guarirla? Devo dirti una cosa molto triste. La mamma purtroppo è morta proprio questa mattina”.

“Ora siamo rimasti con tutte le persone care che ci vogliono bene e che ci aiuteranno a sentirci meno soli”.

Non sempre è possibile dare la notizia della morte di una persona cara   in modo tranquillo e usando una comunicazione chiara; l’importante è cercare di trasmettere affetto e vicinanza.

Nei bambini e negli adolescenti le reazioni iniziali alla notizia di una morte, qualunque ne sia la causa, possono comunque variare dalla disperazione al pianto inconsolabile, all’apparente disinteresse, all’isolamento o ad una iperattività inquieta. Il bambino può anche ammutolirsi o incredibilmente chiedere: “Chi mi accompagna a casa del mio amichetto? oppure “Cosa mangiamo questa sera?”. Queste, e anche altre reazioni sono normali e non significano che il bambino sia insensibile e/o indifferente alla notizia.

I bambini ascoltano tanto quanto possono accogliere e padroneggiare, hanno profonde risonanze emozionali ma non riescono a tollerare per lungo tempo il dolore: facilmente passano dal pianto al riso e si alleggeriscono distraendosi e interessandosi ad altro.

I ragazzi più grandi hanno più strumenti cognitivi dei bambini e sanno che la morte è un evento inevitabile, irreversibile e, che, prima o poi, toccherà a tutti; ma la conoscenza dell’inevitabilità della morte comunque non preserva dal forte dolore e dalla sofferenza che si prova quando viene a mancare un legame significativo. Per i ragazzi, come del resto per gli adulti, non si è mai pronti ad affrontare questa realtà; la morte è il mistero più grande con cui ciascuno è costretto a fare i conti; la morte fa vacillare certezze e il senso di fiducia e di speranza verso la vita e il futuro ed è per questo che è così difficile stare e attraversare questo evento.

Molti adulti hanno persino difficoltà a pronunciare la parola “morte”, e preferiscono utilizzare espressioni meno dirette tipo “si è addormentata per sempre”, o “è andata via”, o “si è persa”, che, però, possono confondere e disorientare maggiormente i bambini. Un bambino, a cui viene detto che la mamma “è andata via”, può aspettarsi che ritorni, come aveva fatto in passato. Allo stesso modo, a causa del pensiero concreto, se a un bambino di 4 anni viene detto che qualcuno che è morto si è “perso”, potrebbe pensare che possa essere “ritrovato”, o che, se “dorme”, si possa risvegliare. Se si dice che “si è addormentato”, i bambini potrebbero sviluppare la paura di addormentarsi, o comunque, non comprendere perché qualcuno si risveglia e altri no.

DOMANDE A CUI RISPONDERE

Le domande dei bambini e quelle dei ragazzi più difficili alle quali rispondere sono spesso quelle sul “perché” e sul “dopo”. Se è bene rispondere in modo veritiero sulle cause della morte (malattia, incidente, morte traumatica.), alle domande di senso più ampio ogni famiglia risponderà in base alla sua sensibilità e ai propri valori culturali e religiosi. Alcuni credono che ci sia una vita dopo la morte, altri che chi muore diventerà una “stella” o “sarà nel cielo” o “intorno a noi”. Altri ancora pensano che chi muore rinasca poi in un’altra forma. Non c’è nulla di male nell’ammettere che non si ha una risposta certa e che la vita e il destino dell’uomo sono avvolti in un grande mistero.

È bene però tenere presente che alcune espressioni possono creare ansia o preoccupazione. Nel dialogo con i bambini dire ad esempio che “il nonno è andato in cielo” può far nascere in loro alcuni pensieri e preoccupazioni come la paura che il nonno possa venire investito dagli aerei o aver l’aspettativa che possa scendere dal cielo come la pioggia o, addirittura, suscitare in loro il desiderio di andare a trovarlo salendo su un aereo. Anche frasi come “papà anche se non c’è più ti vede” potrebbero essere inquietanti per il bambino che potrebbe avere la sensazione di essere sempre osservato, anche nei momenti in cui non vorrebbe esserlo. Alla frase “mamma è una stella” può corrispondere la difficoltà di capire come abbia potuto subire tale trasformazione. Alla base di queste premesse è bene che gli adulti si preparino, per quello che è possibile, alla comunicazione e che valutino i vantaggi e gli svantaggi di ciò che viene o meno detto. Anche la comunicazione delle cattive notizie deve essere esercitata responsabilmente.

Bambini e adolescenti reagiscono in vari modi alla morte di una persona amata ma il bisogno che li accomuna e che risulta prioritario con la perdita di una persona speciale è quello di essere rassicurati dalla presenza affettuosa e dal sostegno di persone attente e comprensive, che diano loro la possibilità di esprimersi, di essere ascoltati, di ricevere risposte e con cui poter condividere le proprie emozioni.

Occorre anche considerare che, in alcune fasi, bambini e ragazzi non resistono a lungo “dentro” il dolore e hanno bisogno di avere momenti di pausa che devono essere rispettati e interpretati non come segnali di mancanza di sensibilità o come impossibilità di riconoscere ciò che è accaduto e che provano, ma come necessità per sopravvivere al dolore.

I bambini hanno meno strumenti rispetto agli adulti per fronteggiare e proteggersi dal dolore, anche se hanno molte risorse.

Bisogna considerare che il processo di elaborazione del lutto nei bambini e ragazzi è più graduale e lento e necessita di più tempo perché, a differenza degli adulti, sono in fase di crescita e di sviluppo della propria personalità e quindi l’esperienza della perdita sarà vissuta da loro in modo diverso nel passaggio da un’età all’altra, nel corso della loro vita in costruzione.

Non è raro che i più giovani osservino gli adulti per capire non solo ciò che è accaduto, sta succedendo e succederà, ma anche quali emozioni e paure i grandi stiano provando e come esprimano e condividano i loro sentimenti. Non è dunque sbagliato parlare apertamente del vostro dolore e piangere davanti o insieme a loro. Avendo sempre in mente di garantire un contenimento emotivo, cercando di dare un significato costruttivo a quanto si sta emotivamente attraversando senza caricare sui bambini il peso della vostra sofferenza. Spesso, infatti, i bambini e gli adolescenti mal sopportano veder piangere i genitori e si affrettano a consolarli se temono che quel dolore non passi o possa abbatterli, tanto da arrivare a proteggere i genitori dalla sofferenza che loro stessi provano, evitando di renderli partecipi del proprio dolore.

Può essere utile dire con semplicità:

“Mamma si sente triste e piange perché la nonna è morta. Sai mi manca moltissimo. Anche a te? Possiamo piangere un poco insieme senza vergognarci, poi ci sentiremo meglio”.

REAZIONI ALLA MORTE

Dà più sicurezza ai bambini e agli adolescenti che gli adulti mostrino le loro emozioni piuttosto che fingano che tutto vada bene. Se in famiglia non si parla, non si piange, non si comunica, potrebbero capire che anche loro non devono parlare della persona scomparsa, che non sono autorizzati a fare domande o a mostrare quello che provano.

Bambini e adolescenti sono infatti molto sensibili a ciò che avviene nell’ambito familiare e risentono dell’atmosfera che li circonda.

Possono sentirsi soli ed esclusi dagli eventi familiari, colpevolizzarsi, preoccuparsi soprattutto se non vengono condivise le emozioni e i sentimenti di vuoto, di mancanza e di timore che l’intero sistema familiare sperimenta. Inoltre, possono soffrire se nessuno si interessa di sapere come stanno, cosa pensano, di cosa hanno bisogno o, all’opposto, possono sentirsi invasi e/o pressati dalle domande degli adulti che si preoccupano per loro e vogliono sapere come stanno.

“Mi trattano come se fossi ancora una bambina piccola… forse per proteggermi nessuno condivide con me quello che prova. Mi sento proprio messa da parte, ma in questo modo neppure io posso condividere il mio dolore e il mio pianto”. Luisa

“A casa molte volte mi sento pressato, tutti vogliono sapere come sto, se mio fratello mi manca, se ho bisogno di aiuto. Io, a dire il vero, ho solo bisogno di stare in silenzio, da solo, per conto mio a pensare e capire quello che mi sta succedendo”. Carlo

Compito degli adulti non è quindi quello di porsi davanti ai bambini e agli adolescenti come uno scudo che nega la sofferenza ma di aiutarli sia a far fronte alla perdita attraversando il dolore inevitabile che comporta, sia ad avere una visione realistica dell’esistenza, insegnando loro che il dolore, come la gioia, ne fa parte, continuando a credere nella continuità dei legami mantenendo vivo il ricordo di chi non c’è più. È proprio grazie alla continuità e al senso di appartenenza che bambini e adolescenti possono sviluppare un’identità e un sé solido e sicuro.

INCIDENTI E ALTRE MORTI IMPROVVISE: COME PARLARNE AI BAMBINI E AI RAGAZZI

La morte causata da incidenti, come quelli stradali, aerei, ferroviari, o altre morti avvenute in circostanze drammatiche risultano difficili da comunicare ai bambini e ai ragazzi perché l’adulto è sconvolto e disorientato; pare impossibile che la persona, viva fino al momento prima, ora non ci sia più, sia davvero morta.

Avere il tempo per prepararsi alla morte di qualcuno è molto diverso che subirla improvvisamente, perché arriva come uno schiaffo o un pugno nello stomaco.

A volte si rimane così traumatizzati dalla mancanza improvvisa della persona amata da non riuscire, a livello cosciente, a realizzare la perdita avvenuta; è come se il nostro cervello non avesse avuto il tempo per metabolizzare il passaggio della persona da viva a morta.

Non bisogna quindi stupirsi se, specialmente in una fase iniziale, anche per i bambini e gli adolescenti i sentimenti prevalenti sono di incredulità e totale disorientamento; il dolore sarà molto acuto e bisogna lasciare del tempo per dare la possibilità di confrontarsi con la perdita.

In caso di incidente, per non alimentare dubbi e incertezze, è importante spiegare a bambini e adolescenti come e cosa è successo, quali danni fisici sono stati provocati. Non è mai necessario, e neppure opportuno, scendere in particolari che potrebbero inquietarli.

È bene creare una situazione di vicinanza fisica e affettiva, procedere lentamente, rimanendo in ascolto delle loro domande e osservazioni e attenti alle loro reazioni, dicendo qualcosa del genere:

“Devo dirti qualcosa che riguarda papà, è una cosa così triste che quasi non riesco a dirla. Oggi, mentre stava andando al lavoro, c’è stato un incidente di macchina. Papà nello scontro ha battuto la testa così forte che è morto”.

Sempre nelle morti avvenute a causa di incidenti stradali, l’elaborazione del lutto può essere complicata da un eventuale iter giudiziario, volto a determinare le cause (comprese eventuali responsabilità) che lo hanno determinato.

Bisogna in generale tenere conto che la morte improvvisa può generare nei bambini e nei ragazzi un maggiore stato di insicurezza e paura riguardo alla possibilità di poter perdere in qualsiasi momento le persone che ama. Una delle domande che potrebbero porre agli adulti è la seguente:

“Ma allora anche tu puoi morire all’improvviso?”

Purtroppo, non possiamo dare loro una garanzia totale che questo non potrà accadere, possiamo però mettere l’accento sul fatto che si tratta di eventi rari e aiutarli a guardare alla vita con fiducia.

QUANDO C’E’ UNA MORTE PER OMICIO/SUICIDIO: COME PARLARNE AI PIÙ GIOVANI

Come parlare con bambini e ragazzi quando la famiglia ha subito una morte traumatica, per omicidio o suicidio?

I bambini più piccoli non riescono a comprendere completamente la morte per suicidio o per omicidio e non la pensano come una morte “migliore” o “peggiore” di altre. Si concentrano semplicemente sul desiderio che la persona sia ancora viva e ritorni vicino a loro.

Comunicare a un bambino che una persona della famiglia ha subito una morte violenta, che è stato ucciso o che si è tolto la vita, è una delle situazioni più difficili e delicate che si debbano affrontare. Si è sconvolti, disorientati e increduli. Si teme di spaventare il bambino, di addolorarlo troppo. Ma è necessario trovare la forza di parlarne e di affrontare l’argomento.

Tacere e non ammettere cosa è accaduto può diventare, in seguito, più problematico. Aver mentito e nascosto la verità può distruggere la fiducia verso chi avrebbe dovuto dirla. Certamente è un compito difficile e impegnativo ma è meglio che il bambino apprenda la verità da una persona cara, piuttosto che da un estraneo fuori di casa, dal telegiornale, nel cortile di scuola, luoghi nei quali la verità può essere detta senza alcuna cautela. Bisogna cercare di conoscere come si sono svolti i fatti e concordare in famiglia e con le persone con cui il bambino può venire a contatto, quali informazioni dargli.

Non si tratta, dunque, se dirlo o no ai bambini, ma come dirlo, quando dirlo e cosa dire. Si può comunicare in maniera semplice e comprensibile, cercando una situazione di vicinanza affettiva e procedendo a tappe, rimanendo attenti e disponibili, in ascolto delle domande, delle osservazioni, delle reazioni che accompagnano il dialogo. Si potrebbe dire:

“A volte le persone si ammalano nel corpo, che smette di funzionare bene, altre volte nell’animo. In questi casi le persone soffrono, fanno fatica a vivere e non riescono a vedere le cose chiaramente. Sentono che l’unico modo per risolvere i problemi è smettere di vivere, darsi volontariamente la morte. Suicidarsi significa che la persona ha deciso di non vivere più. È quello che è successo oggi a… Da ora in poi non sarà più qui con noi ma noi ci aiuteremo a sopportare questo dolore”.

Gli adolescenti risentono fortemente di questi eventi, in genere del tutto inattesi, che si aggiungono agli impegnativi compiti della fase adolescenziale. Improvvisamente il loro mondo non sembrerà più così sicuro. Sono messe in discussione le fondamenta e gli scopi della vita stessa e si sentono confusi e impreparati ad affrontare la situazione.

Si potrebbe dire qualcosa del genere, rimanendo disponibili e in ascolto delle domande, delle osservazioni e delle reazioni, che accompagnano il dialogo:

“Ti devo dire una cosa molto triste che mi fa soffrire, pare impossibile, ma questa mattina… è morto. Ha passato un periodo molto difficile e si è tolto la vita, si è suicidato. Solo lui sa il vero perché del suo gesto. È un po’ come una malattia grave, improvvisa. Siamo tutti addolorati per lui ma anche disorientati e arrabbiati perché si è tolto la vita. Anche tu ora sarai triste e arrabbiato con lui, è normale esserlo. È difficile accettare che non abbia più voluto vivere”.

Se c’è stato un omicidio, è particolarmente importante dire come è morta la persona, usando termini chiari e veritieri, come “ucciso” o “assassinato”.

Nel caso di un omicidio si può dire:

“Talvolta nella vita succedono cose terribili che non pensavamo mai potessero succedere. Mi addolora dovertelo dire ma lui è morto, una persona che non conosciamo lo ha ucciso sparandogli, accoltellandolo, non sappiamo il perché. Cercheremo di capire come è successo”.


Alcune associazioni italiane offrono aiuto per la prevenzione del suicidio:
www.samaritansonlus.org/suicidio.php – numero verde 800860022
www.telefonoamico.it – numero verde 199 284 284
www.prevenireilsuicidio.it
www.apptoyoung.it – applicazione contro il disagio giovanile
Per l’accompagnamento a chi è sopravvissuto al suicidio di un caro: www.soproxi.it

BAMBINI E ADOLESCENTI; PARTECIPARE AL FUNERALE, VEDERE IL CORPO DOPO LA MORTE

Quando una famiglia con bambini o ragazzi affronta la morte di un familiare, o di amici, spesso ci si chiede se e come farli partecipare al funerale, se e come far vedere il corpo di chi è morto.
I rituali che accompagnano la morte di una persona variano a seconda della cultura, delle abitudini e delle credenze religiose, ma sarebbe bene che bambini e adolescenti fossero coinvolti e vi partecipassero con il resto della famiglia.

Molte persone sono contrarie a che i bambini, e talvolta anche gli adolescenti, vedano la persona morta o partecipino al funerale, mentre questi eventi possono aiutarli a comprendere la realtà della morte e, forse, a esserne meno intimoriti. Ai bambini, infatti, fa paura quello che non conoscono perché restano in balia della loro immaginazione e, di solito, molto meno di qualcosa a cui partecipano, che condividono e a cui possono dare un significato. Questi riti di commiato, inoltre, favoriscono il processo del “lasciare andare” la persona che è morta e permettono di sentire la solidarietà e la partecipazione affettiva delle persone amiche.

È chiaro che i bambini devono essere informati e sapere a cosa vanno incontro, in modo che possano decidere in libertà se partecipare o meno al funerale. In ogni caso è di fondamentale importanza che abbiano accanto una persona che li conosce bene e anticipare gli eventi a cui assisteranno in modo che l’ansia e il timore siano minori.

Come proporre a un bambino di vedere il corpo della persona amata

“Quando muore qualcuno, parenti e amici vanno a salutare la persona che è morta. Ora che papà non è più vivo, il suo corpo è immobile, non può più parlare, muoversi. Il suo corpo è freddo e pallido, un po’ come la cera. È stato messo nella bara per essere poi sepolto, o cremato, dopo il funerale. Ma prima del funerale forse vuoi salutarlo. Pensaci un poco e dimmi se lo vuoi vedere e salutare. Sappi che la parte speciale di papà e i ricordi della vita vissuta insieme resteranno per sempre con noi”.

Se il bambino dice che vuole vedere il corpo, verificate che abbia compreso quale esperienza farà e ditegli che può avvicinarsi, salutare il defunto o anche toccarlo oppure guardarlo a distanza, restando sulla porta.

Se il bambino non se la sente, rassicuratelo che va bene anche così e che ci sono anche degli adulti che preferiscono non vedere una persona che è morta. Potreste suggerirgli di scegliere un oggetto che voi metterete nella bara: un disegno, una lettera, un fiore, un giocattolo che glielo fa ricordare.

Se il corpo della persona è sfigurato è opportuno che non venga visto dai bambini per non impressionarli. I familiari possono anche in questo caso dare dei suggerimenti per poterlo salutare in altro modo: scrivendogli una lettera, mettendo la foto del defunto in una cornice, senza alimentare fantasie che potrebbero nuocere e, allo stesso tempo, accogliendo il loro desiderio di salutare la persona cara.

Come proporre a un bambino di partecipare al funerale

“Quando muore qualcuno si organizza una speciale cerimonia che si chiama funerale, in un posto speciale (chiesa, cappella, sinagoga o moschea, sala laica del commiato) per salutare e dire addio alla persona che è morta. Ci sono anche parenti e amici, che lo conoscevano e gli volevano bene e che lo ricorderanno. Al funerale ci saranno probabilmente anche canti e preghiere”.

“Giovedì ci sarà il funerale di papà. Il suo corpo starà dentro la bara, che è una scatola di legno, e ci saranno i parenti e molti amici. Sarà un’occasione triste e molte persone forse piangeranno, ma altre ricorderanno chi era, come ha vissuto, cosa ha lasciato nel cuore delle persone. Vuoi venire anche tu, insieme a me? Puoi decidere tu se vuoi o no partecipare. Dopo la cerimonia il corpo di papà nella bara sarà sepolto/bruciato”.

Bisogna ovviamente rassicurare il bambino sul fatto che la cremazione non è dolorosa perché i corpi delle persone morte non soffrono.

Anche se il bambino ha detto di voler partecipare al funerale, al momento va verificato che non abbia cambiato idea. Se i familiari non se la sentono o non possono dedicarsi totalmente al bambino, è opportuno chiedere a una persona amica di stargli vicino durante e dopo la funzione.

È consigliabile dare informazioni dettagliate su cosa succede in un funerale. Può darsi che il bambino desideri collaborare all’organizzazione della cerimonia o partecipare in altri modi, ad esempio scrivendo qualcosa da leggere nel corso della funzione: una lettera, una poesia. Anche se il bambino inizialmente dice che non vuole partecipare, è opportuno comunque dargli la possibilità di ricredersi, perché spesso i bambini cambiano idea. Qualsiasi cosa il bambino decida va rassicurato che va bene e che, se non parteciperà al funerale, potrà salutare la persona cara che è morta andando al cimitero tutte le volte che lo vorrà oppure ricordandolo e salutandolo in altro modo: riguardando le foto dei momenti trascorsi insieme, accendendo una candela il giorno della sua nascita, facendosi raccontare la sua storia di vita, in modo di sentirlo vicino a sé. I bambini che hanno scelto di non assistere al funerale possono essere accompagnati in seguito al cimitero per commemorare il defunto e dare un saluto.

“Gianni ha voluto partecipare al funerale. Io avevo un po’ paura che non ce l’avrei fatta a vederlo lì, accanto alla bara di mio marito. Ma lui ha scritto una poesia stupenda su suo padre e l’ha voluta leggere davanti a tutti”. Elisa

Come proporre ad un adolescente di partecipare al funerale di un familiare o di un coetaneo

In genere non ci sono particolari dubbi da parte degli adulti sulla visita alla salma e la partecipazione al funerale da parte degli adolescenti. Non solo si vuole condividere con loro il saluto alla persona defunta e l’evento funebre, ma si ritiene che siano esperienze utili alla loro maturazione. Ormai l’adolescente sa a cosa va incontro ma è bene comunque parlarne insieme e ascoltare le eventuali difficoltà che il ragazzo pensa di dover affrontare.

Gli si può chiedere in che misura vuole partecipare, ad esempio leggere le preghiere se il funerale è in chiesa, o ricordare la persona cara leggendo una lettera o una poesia. Alcuni non vorranno esporsi, altri lo faranno volentieri. Alcuni si commuoveranno esponendosi, ma sentiranno di aver fatto qualcosa di importante non solo per chi è morto, ma per sé e la famiglia tutta.

“Mia madre mi ha chiesto di leggere una lettera di saluto a mia sorella, ero così pieno di dolore che nel leggerla ho pianto, ma non poteva essere diversamente, ho espresso il dispiacere che tutti provavamo per la sua morte”. Marco

Molta commozione circolerà anche quando si tratta del funerale di un coetaneo, un amico, o un compagno di scuola dell’adolescente. È un evento che condividerà con gli altri coetanei e che riguarda tutti. Anche questa esperienza diventerà parte della sua storia di vita e lo farà maturare, anche se con dolore, con ansia e preoccupazione. L’esperienza lo renderà più consapevole della propria e altrui vulnerabilità, dell’importanza di condividere questo dolore insieme alle persone che come lui erano legate alla persona scomparsa.

Partecipare ai funerali